Gli ultimi dati confermano il calo della pirateria in Italia

Gli ultimi dati della Global Software Survey stimano che la percentuale di software privo di licenza installato sui computer in Italia è calata di due punti percentuali (dal 47% al 45%), rispetto al 2013.

Web piracy concept

Tra le cause di questo calo troviamo la lenta ma progressiva maturazione del mercato dell’ICT in Italia e la tendenziale riduzione della base installata e delle vendite di nuovi PC, a fronte di un incremento dell’impiego di software in modalità subscription e di servizi SAM. Malgrado il risultato positivo, il tasso d’illegalità del 45%, in pratica poco meno di 20 punti in più rispetto alla media europea, resta ancora un dato inaccettabile per una nazione evoluta e moderna quale l’Italia.

La ricerca, che riunisce consumatori finali, utenti aziendali e IT manager, ribadisce che l’impiego di software privo di regolare licenza è ancora elevato nel mondo (39% il dato globale) e che imprese e singoli individui giocano col fuoco quando accettano questo rischio. Infatti, il software illegale è sempre più esposto a rischi di attacchi da parte di hacker malintenzionati e di infezioni malware, rischi il cui costo può far vacillare un bilancio: solo nel 2015, per esempio, il costo sostenuto dalle aziende nel mondo a causa di cyber attacchi è stato di 400 miliardi di dollari.

Dalla ricerca emerge anche che il tasso di illegalità nel software è stimato al 39% a livello mondiale (come sopra accennato), in calo dal 43% rispetto alla precedente edizione della ricerca (dati al 2013), che il software pirata è risultato elevato persino in settori imprevedibili come quello bancario, assicurativo e finanziario (25%), e che circa il 15% dei dipendenti carichino software pirata sulle reti aziendali al di fuori del loro controllo.

Malgrado questi punti, la ricerca GSS mostra anche una consapevolezza complessivamente crescente del problema, infatti sempre i CIO affermano che la loro principale preoccupazione è il rischio di perdita di dati collegato a un incidente in campo di sicurezza informatica. Essi stessi ammettono che una delle principali motivazioni dell’impiego di software originale e legale è proprio l’evitare minacce alla sicurezza dei sistemi aziendali. Guardando i soli dipendenti, è risultato che anche il 60% di questi ultimi ha indicato i rischi per la sicurezza come ragione chiave per l’impiego di software coperto da regolare licenza.

Le aziende, aggiunge lo studio di BSA, possono attenuare i rischi in termini di cyber security connessi al software illegale assicurandosi che tutte le risorse software impiegate siano acquistate da fonti legittime e adottando un programma SAM nella propria azienda.

A livello delle diverse regioni del globo, la ricerca invece puntualizza che la regione con la più alta percentuale di software illegale è l’Asia pacifica, con il 61%, in calo di un solo punto percentuale rispetto all’edizione precedente. Al secondo posto si situa la regione dell’Europa Centro Orientale, con il 58% (fortunatamente in calo di 3 punti rispetto al 2013), seguito da Africa/Medio oriente al 57% (-2% rispetto al 2013). Il Nord America mantiene il primato del tasso di pirateria più basso (17%), pur rappresentando una cospicua porzione del mercato mondiale del software, corrispondente a un valore commerciale di circa 10 miliardi di dollari. In Europa Occidentale il tasso d’illegalità è sceso di un punto, assestandosi al 28%.

 

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