Intervista a Luca Dalcò di Lka: “Vi racconto come è nato The Town of Light”, l’horror psicologico in arrivo su Mac

Alcuni giorni fa vi abbiamo parlato di “The Town of Light”, un titolo che già ha subito impressionato per la storia che racconta e per il modo in cui il giocatore potrà interagire nel corso della storia. Il progetto è nato interamente in Italia, opera dello studio indipendente Lka.it guidato da Luca Dalcò, che in questa intervista ci racconta come è nato e si è strutturato il progetto.

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Ricordiamo che The Town of Light è un gioco psicologico in prima persona, che offre tutta una serie di ambientazioni e personaggi ispirati ad eventi e luoghi reali. Lo scopo è quello di offrire al giocatore quelle che sono le esperienze, le angosce e i drammi che fino ad un secolo fa venivano vissuti dai pazienti ricoverati nei manicomi, dando all’utente tutti gli aspidi di un disagio della malattia mentale e degli orrori delle istituzioni totali che dovevano “curare” queste persone.

 “Lka è nata come attività individuale alcuni anni fa” ci racconta Luca “inizialmente come realtà specializzata nella realizzazione di grafica 3D per la scenografia teatrale. Il nostro background è quindi quello della computer grafica, poi due anni fa è nata l’idea di sfruttare queste nostre conoscenze per realizzare un gioco”.

“Prima di intraprendere questa avventura, ho avuto la fortuna di tenere alcuni corsi all’Università proprio sui motori di rendering in tempo reale, e lì ho potuto seguire anche una serie di studenti e di attività accademiche legate alla grafica 3D. Proprio con questi ragazzi, ho iniziato a sperimentare il 3D in tempo reale, anche e soprattutto per approfondire le conoscenze di Unity. Questi studi ci hanno consentito di conoscere bene Unity e di poterlo sfruttare per un gioco vero e proprio”. 

All’inizio, però, l’idea era un’altra: “Questi esperimenti erano finalizzati a creare una esplorazione 3D in tempo reale di diversi luoghi, tutti legati alla museografia e sempre a livello accademico. Poi, pian piano abbiamo pensato di trasformare questa semplice esplorazione in un gioco vero e proprio, dotato di una sua sceneggiatura. Due anni fa è nato quindi il team ora composto da 12 persone”.

Si è passati quindi dalla semplice esplorazione 3D al gioco vero e proprio: “Proprio due anni fa c’è stata questa trasformazione, con un progetto totalmente autofinanziato dai membri del team, che hanno dedicato tantissimo del loro tempo per portare a termine il gioco”

Come è nata l’idea di ambientarlo in un manicomio? “Ho sempre avuto un forte interesse per la storia dei manicomi italiani, e ho scoperto che a Volterra era attiva una delle strutture per malati di mente chiuse poi diversi anni fa. Questa struttura mi ha colpito subito per l’ambientazione surreale, con in grande parco e vari padiglioni perfetti per una sceneggiatura da videogame. La storia di Renèe è solo un pretesto. La ragazza non è mai esistita, ma gran parte delle storie che si trova ad affrontare sono realmente accadute, non solo a Volterra ma in diversi manicomi italiani. Abbiamo effettuato diversi studi per capire com’era la situazione di allora, non certo delle più rosee visto che queste strutture erano carenti sotto tanti punti di vista, e visto che spesso i malati venivano trattati in maniera molto discutibile. La storia del gioco non parla comunque del manicomio di Volterra, ma della storia dei manicomi in Italia e delle terapie adottate”. 

“Il nostro scopo era quello di creare empatia tra la protagonista e il giocatore, così da far capire ancora di più quelle poteva essere la situazione reale di quel tempo. Grazie a Renèe, il giocatore può scoprire l’istituzione manicomio in Italia, anche divertendosi, ma riflettendo amaramente sul trattamento dei malati. Il gioco è anche una denuncia delle condizioni di quei manicomi, visto che è impossibile difenderli, ma ci tengo a precisare che non vuole essere una denuncia alla psichiatria. Anzi, molti validi medici e infermieri si trovavano a dover lavorare in condizioni pessime, con personale carente e centinaia di pazienti da curare. La situazione dei manicomi in Italia era orribile, ma inevitabile visto come le istituzioni li gestivano. E’ vero, a volte si eccedeva, ma non era sempre colpa del medico. Il vero orrore era e rimane la malattia mentale”. 

Il gioco viene presentato come un horror psicologico: “Sì, non ci sono zombie e mostri, ma solo realtà. Una realtà terribile che viene vissuta tramite gli occhi di Renèe, e non solo. Il gioco ha sì un unico filo conduttore, ma con diverse strade che il giocatore può intraprendere. Si può vivere la storia sia dalla parte di Renèe, sia dagli occhi clinici dei medici e degli infermieri. Il gioco è sempre diverso, senza eventi che si ripetono: il giocatore può scegliere di avere un comportamento più esplorativo e di ricerca, oppure cambiare decisioni per variare la storia. In pratica, la storia principale è sempre la stessa, ma può essere vista da vari punti di vista, compreso quello clinico. Lo scopo di questo titolo è anche quello di far scoprire la terribile realtà dell’istituzione manicomiale in quegli anni. Onde evitare polemiche, gli sviluppatori hanno scelto di vedere i vari aspetti sempre l due punti di vista: da una parte quello del ricoverato che subiva la perdita dei propri diritti civili, veniva sottoposto a terapie violente da shock a cui non poteva sottrarsi, e viveva la terribile sofferenza della malattia mentale. Dall’altra quello di chi lavorava in questi ospedali in condizioni difficilissime, in numero non sufficiente, spesso con una preparazione inadeguata e frustrato dall’impotenza di fronte alla malattia mentale.”. 

E per il rilascio? “Il gioco sarà disponibile in autunno su Steam per PC, Mac e Linux. Per ora non pensiamo ad una versione mobile, anche perchè tutto il gioco non si basa su ambianti pre-calcolati, ma interattivi. Abbiamo anche in mente di realizzare una versione per Oculus Rift, così da aumentare l’interattività dei giocatori. In questo caso dobbiamo ancora aspettare le specifiche della piattaforma, quindi tale versione dovrebbe uscire nel 2016. Voglio anche parlare della colonna sonora: è un gioco molto silenzioso, proprio come contrasto con i rumori e il chiasso dei manicomi italiani. Ci saranno tanti suoni di suggestione realizzati da un giovane compositore che è riuscito a creare un mix tra suoni ed effetti sonori. Tra l’altro, abbiamo pensato di creare una traccia che cambia dinamicamente in base alle varie situazioni scelte dall’utente”. 

Ora non ci resta che attendere qualche mese per poter mettere le mani su questo interessante titolo.

 

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