MacBook Pro 15 pollici del 2017: ancora una scelta valida?

Il mercato dell’usato propone eccellenti offerte per chi volesse acquistare un MacBook Pro da 15 pollici, permettendo di portarsi a casa ad un costo ragionevole un laptop che anche a distanza di due anni non fa rimpiangere le prestazioni degli ultimi modelli. In questo approfondimento cercheremo di capire la convenienza di questa strada.

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L’attuale estetica dei MacBook Pro è stata lanciata nel 2016, con l’introduzione di un profilo particolarmente basso e la presenza della touchbar a catalizzare l’occhio una volta aperto il display.

All’epoca della sua introduzione il modello da 15 pollici ha fatto molto parlare di se anche per il posizionamento economico su una fascia particolarmente elevata, che ha spostato con decisione il target di acquisto verso l’utenza professionale. Anche a distanza di un triennio infatti per acquistare questo modello nuovo è necessario alleggerire il proprio conto corrente di minimo 2.900 euro. In alternativa si possono seguire canali alternativi come i ricondizionati sul sito Apple (non sempre fornito degli ultimi modelli), le ottime promozioni offerte da BuyDifferent sui ricondizionati con tanto di garanzia, oppure il mercato di Amazon sul quale periodicamente appaiono interessanti scontistiche (come in questi giorni). In ogni caso la cifra da sborsare è comunque abbondantemente sopra i 2.500 euro.

Più che lecito quindi prendere in considerazione altre opportunità messe a disposizione online per provare a portarsi a casa una macchina che possa ancora svolgere egregiamente i propri compiti, garantendo una user experience macOS al passo con i tempi. Naturalmente molto dipende dalle specifiche esigenze: qualora poter guadagnare anche solo una manciata di minuti per ultimare un rendering in mobilità diventa aspetto rilevante nel proprio lavoro, sicuramente si sarà anche disposti ad investire le cifre riportate qualche riga sopra. Ma un professionista medio può invece essere molto più interessato ad una diagonale di schermo più ampia rispetto al 13″ senza doversi impegnare nei confronti dell’ultimo modello.

I canali dell’usato come Subito.it o Ebay possono rivelarsi ricchi di proposte piuttosto interessanti, a patto di voler scendere a qualche compromesso che non intacchi un’esperienza utente  complessiva di alto livello. È il caso del MacBook Pro 2017 ritratto in queste foto: i 1.400 euro richiesti sono adeguati ai due piccoli inestetismi riportati di seguito.

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Solo a prima vista più complicato da affrontare il layout tastiera UK, privo delle lettere accentate. Dopo un primo tentativo di adattamento alla nuova disposizione dei tasti, ho preferito ricorrere ad una copertura in silicone dotata della corretta impostazione, accettando il compromesso di una minore retroilluminazione in caso di digitazione al buio. Fra l’altro questo accessorio potrebbe rappresentare un ulteriore barriera nei confronti della polvere, che abbiamo scoperto negli anni essere la vera nemica del meccanismo a farfalla usato da Apple per abbassare il profilo dei tasti.

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Ho voluto anche affiancare un nuovo alimentatore (questo da 50w va benissimo) e un’immancabile protezione in neoprene da infilare nello zaino.

Design

Sostanzialmente tutte le modifiche apportate da Apple nel corso di quest’ultimo triennio hanno riguardato la componentistica interna del portatile, tanto da rendere di fatto indistinguibile un’annata dalla successiva.

Sull’aspetto fisico del MacBook Pro c’è poco da dire e molto da restare a bocca aperta: è esattamente lo stesso magnifico unibody dei modelli più recenti. Così ben eseguito da rappresentare il mix perfetto, sofisticato ed elegante, che trasuda sensazioni premium da ogni prospettiva lo si guardi. È incredibile quanto sia sottile e leggero: 1,83 kg, 35 x 24 cm con uno spessore di appena un centimetro e mezzo.

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Una volta sollevato il coperchio l’occhio cade subito sulla touchbar e sul magnifico display retina da 2880 per 1800 pixel che, al netto della funzione True Tone introdotta l’anno successivo, è stupendamente identico alle versioni 2018/2019.

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Hardware

Essendo uscito solo 8 mesi dopo il primo modello dotato di CPU Intel Sky Lake, Apple ha installato il chipset Kaby Lake mentre in entrambe le annate successive si è appoggiata all’architettura Coffee Lake dotata di due core computazionali aggiuntivi. Questo particolare modello è dotato della versione base i7 da 2.8 GHz.

I 16gb di memoria montati a bordo sono più che sufficienti per un utilizzo pesante del computer, nonostante siano di tipo DDR3 a basso consumo e non DDR4. Devo ammettere che questa è una delle aree chiave in cui i nuovi modelli hanno un vantaggio, dato che le DDR4, nonostante non siano a basso consumo, sono molto più veloci e offrono prestazioni complessivamente migliori.

Veloce l’SSD, un’unità da 256gb che permette di arrivare a punte di 1800MB/s in lettura e 1.400MB/s in scrittura.

Il comparto grafico non è mai stato il fiore all’occhiello dei portatili Apple, che propone le GPU discrete fornite da AMD, in questo caso specifico una Radeon Pro 555.

Le 4 porte Thunderbolt 3, croce e delizia per chi odia gli adattatori USB type-c, permettono di gestire due monitor 5k esterni in contemporanea.

Complessivamente la differenza di velocità dell’hardware rispetto ai modelli successivi non è rilevabile nell’utilizzo quotidiano, tranne nell’ipotesi in cui non si lavori con software che sprema a fondo le specifiche. Sicuramente nell’ambito video l’adozione del chipset Kaby Lake consente di sfruttare la codifica e decodifica video 4k in h.265 accelerata direttamente dall’hardware di sistema, oltre a poter fruire della visualizzazione fino a 10 bit al posto degli 8 bit permessi dal MacBook Pro originale.

L’autonomia ha permesso di toccare le otto ore di navigazione web più utilizzo delle applicazioni di base e circa quattro/cinque ore quando si eseguono attività più specifiche come l’editing video. La batteria non ha nemmeno 90 cicli di carica.

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Impressioni d’uso e considerazioni finali

È incredibile quanto fluido e silenzioso sia questo laptop, anche sfruttando Chrome con una tonnellata di tab aperte o modificando video 4K, dove i tempi di rendering sono veloci con Final Cut Pro. Provenendo da un MBP 13″ 2018 quad core la differenza computazionale fra Kaby Lake e Coffee Lake a parità di unità di calcolo è impercettibile. Il vero salto in avanti è garantito dalla ram DDR4, ma l’incremento di prestazioni non è tale da giustificare gli oltre 1.000 euro che questo comporta, almeno nella tipologia di utilizzo sopra descritta.

L’unico dubbio potrebbe essere rappresentato dal supporto nel tempo, ma Apple ha sempre dimostrato di garantire la sua tipica esperienza d’uso per almeno quattro/cinque anni.

Acquistereste per il vostro lavoro un portatile con due anni di vita a fronte di un considerevole risparmio? Fatecelo sapere nei commenti.

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Editoriali