Idea Man, autobiografia firmata Paul Allen

Dopo l’annunciata biografia ufficiale di Steve Jobs di cui vi abbiamo già parlato, è il turno di Paul Allen, socio fondatore della Micro-Soft insieme a Bill Gates. Il libro si annuncia un po’ polemico con l’ex socio, e con punti di vista nuovi (di parte) sulle scelte passate della Microsoft. La storia è sicuramente interessante, perché quei «due ragazzi» contribuirono alla fine degli anni ’70 a cambiare il mondo.

Nella biografia che uscirà martedì negli Usa, Paul G. Allen ripercorre i primi anni che portarono alla nascita del colosso di Redmond, relegando a se stesso la funzione di “visionario” e interprete del futuro della tecnologia informatica, mentre Bill Gates è presentato più come l’esperto di business e strategie aziendali. Lo stesso autore definisce Gates come l’uomo giusto che poteva realizzare le sue idee, proprio per la sua attitudine agli affari.

Allen ci tiene molto a specificare che questo libro non è una “sviolinata” in suo favore, ribaltando notizie che erano ormai assodate da anni, ma un racconto della storia semplicemente dal suo punto di vista.

Dalle anticipazioni uscite su Vanity Fair emerge che una delle prime dispute tra i due era la divisione delle quote di quello che sarebbe diventato il colosso di Redmond. Dal 50/50 iniziale Allen subì un vistoso ridimensionamento, prima al 60/40 a favore di Gates, fino al 64/36 definitivo del contratto stipulato nel 1977.

Allen sostiene che numerose delle idee di partenza fossero proprie sue (per esempio un mouse a due bottoni), e non di Gates: “Penso che Bill sapesse che io avrei ostacolato una divisione sproporzionata, e che il  64% fosse il limite invalicabile della nostra trattativa. Forse Bill pensava così che i numeri riflettessero i nostri contributi, ma in realtà misero in luce le differenze fra il figlio del libraio e il figlio dell’avvocato“ . Insomma differenze di classe a sfavore di Allen.

Una volta accettate le condizioni, Allen scoprì poi che lo stesso Gates aveva offerto una quota dell’8,75% a Steve Ballmer: ”Bill era molto flessibile, rinegoziava gli accordi già presi verbalmente finché non venivano firmati in un contratto, al contrario io davo fiducia totale alla parola data”. Ma del resto Gates leggeva Fortune da quando era giovanissimo: aveva insomma il business nel Dna.

Allen  nei primi anni ’80 dovette curarsi per una grave malattia, e Gates volle acquistare le sue azioni, ma offrì al socio solo 5$ per azione, quando invece le stesse valevano già 10$. Quelle azioni sarebbero servite per fondare la multi miliardaria fortuna di Allen, una volta guarito dalla malattia, e farne uno degli uomini più ricchi del mondo.

Nel libro l’autore racconta che la sua amicizia con Gates continuava con alti e bassi, e spesso i due si riappacificavano. Quando Allen nel 2009 si è ammalato di cancro, Bill Gates è stato tra i maggiori visitatori, e quelle visite erano proprio l’aiuto che ci si aspettava da un vero amico.

Non manca nel libro una vera e propria ammirazione per l’intelligenza di Bill Gates, il suo spessore e il senso dell’umorismo. Allen racconta con molto piacere quanto si divertissero a guardare i film insieme, e ricorda che ne videro quasi 500.

Paul Allen ha spedito copie di questa autobiografia allo stesso Gates, e agli amici della “prima ora” in Micro-Soft. Gates ha commentato su Vanity Fair di non riconoscere la ricostruzione dei fatti raccontata dall’ex socio, ma di avere sempre verso di lui riconoscenza e un sentimento di amicizia.

Ma i litigi continuarono negli anni e il risultato fu la graduale distruzione del rapporto di amicizia e della capacità di lavorare insieme, scrive Allen.

La potenza dei dollari e le reciproche gelosie  andranno ben oltre i sogni di quei «due ragazzi» compagni di scuola, che un giorno decisero di abbandonare Harvard per dedicarsi in un garage a degli scatoloni metallici pieni di fili: secondo il Wall Street Journal l’autobiografia segnerà la rottura definitiva fra Allen e Gates.

Fonte: NYT

 

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